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Mondo Libero #012
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Notizie dal mondo
Elezioni presidenziali USA 2024: Biden vs Trump
Il presidente in carica Joe Biden e lo sfidante Donald Trump hanno vinto le primarie dei rispettivi partiti (Biden per il Partito Democratico e Trump per il Partito Repubblicano) ed hanno guadagnato la nomination per la candidatura alle presidenziali che si terranno a Novembre. Questa sfida è la replica di quella delle ultime presidenziali del 2020, vinte dall’attuale presidente. Joe Biden ha dichiarato che un’eventuale vittoria di Trump metterebbe a rischio la tenuta democratica degli Stati Uniti, mentre Trump ha soffiato sul fuoco del malcontento dei ceti meno abbienti, continuando a contestare la vittoria di Biden del 2020, annunciando che se dovesse essere eletto l’Ucraina non avrà più nessun tipo di aiuto, chiusura delle frontiere e deportazione degli irregolari, lotta spietata ai narcotrafficanti alla criminalità organizzata, in ambito economico applicazione di politiche protezionistiche per tutelare l’industria Statunitense. Al momento i sondaggi danno per favorito l’ex presidente Trump, ma sarà una sfida molto dura che sarà in bilico fino all’ultimo giorno di campagna elettorale. I punti deboli di Biden riguardano la crisi economica post covid, l’inflazione, l’immigrazione nonostante i numeri degli arrivi dalla frontiera con il Messico non siano così elevati, la sua salute personale su cui molti americani dubitano a causa di molti suoi passaggi a vuoto durante alcuni suoi interventi. L’ostacolo maggiore invece per Trump nella corsa alla Casa Bianca è rappresentato dai vari procedimenti giudiziari in cui è coinvolto. Chi la spunterà tra i due contendenti?
Luca Di Bello
Uno sguardo all’Europa
L’Unione Truppe francesi in Ucraina: le vere intenzioni di Macron
“Non si può ragionare con una tigre quando la tua testa è nella sua bocca”. Si possono riassumere così le parole di Emmanuel Macron a TF1 e France2, parlando della guerra in Ucraina. Il presidente francese ha preso atto della situazione sul campo, rimarcando quanto detto nei giorni precedenti: arriverà il momento in cui, per sostenere l’Ucraina, dovremo mandare i nostri soldati e la Francia sarà in prima linea.
Macron ha messo in evidenza come col regime putiniano, non è possibile usare un linguaggio diverso da quello della forza ed ha ammesso che tutte le contromisure necessarie a non far vincere la Russia sono sul tavolo. La dichiarazione andrebbe letta non come una dichiarazione di guerra alla Russia, quanto piuttosto come deterrente; lo zar e la sua corte ricorrono spesso, nelle loro dichiarazioni, all’uso di minacce a scopo di deterrenza, ed in questo caso il presidente francese ha risposto con la stessa moneta.
Ai suoi critici, il presidente ha risposto dicendo che è lui il capo delle forze armate e che quindi è lui a decidere il loro impiego per la sicurezza della Francia e dei francesi, di fatto configurando la guerra in Ucraina come una minaccia esistenziale alla democrazia ed alla credibilità del progetto europeo.
Le parole di Macron arrivano a pochi giorni di distanza dalla decisione del Bundestag tedesco di non inviare missili a lunga gittata Taurus, proposta bocciata anche dalla CDU, facente parte del governo Scholz, che mostra come la Germania non abbia l’intenzione di farsi carico del ruolo di guida dell’Europa unita. Un vuoto di leadership in un momento critico, che sembra possa essere colmato (almeno a parole) dalla decisione francese.
La scelta tedesca non è però irreversibile: proprio ieri una dichiarazione congiunta del Triangolo di Weimar (Francia, Germania e Polonia) ha espresso solidarietà al paese invaso e si è impegnato nel fornire all’Ucraina proprio quei missili a lungo raggio di cui ha bisogno; un modo, si spera, per vincere le ritrosie tedesche.
La decisione francese ha trovato fredda accoglienza presso gli alleati europei, prima tra tutte l’Italia, che attraverso il ministro Tajani ha fatto sapere che non verranno impiegati soldati italiani. Alle dichiarazioni del ministro italiano seguono quelle di Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca e Svezia, tutti contrari all’invio o coinvolgimento di loro truppe nel conflitto, non solo dal punto di vista operativo, ma anche logistico.
Nel frattempo, Medvedev ha definito la Lettonia come un paese “inesistente” e le autorità russe hanno fatto sapere che sono pronti a schierare l’esercito al confine con la Finlandia, da poco membro NATO, senza farsi mancare l’ormai consueta minaccia nucleare ai Paesi d’Europa.
Gabriele De Fazio
Le questioni di casa
Lo scandalo dossieraggio
In questi giorni si parla tanto del presunto dossieraggio che avrebbe colpito, oltre a industriali e personaggi dello spettacolo, anche molti politici tra i quali Matteo Renzi, Giuseppe Conte e i ministri Lollobrigida, Calderone, Pichetto Fratin, Valditara, Urso e Crosetto. Tutta questa vicendaebbe inizio a partire da una serie di articoli pubblicati sul quotidiano Domani nell'ottobre del 2022 nei quali si indagava il possibile conflitto di interessi del Ministro della Difesa che, prima di entrare nell'esecutivo di Giorgia Meloni, aveva avuto rapporti con diverse società del settore difesa (tra le quali anche Leonardo) che, come facile intuire, hanno tutte stretti rapporti con il Ministero di cui Crosetto era da poco diventato titolare. Crosetto però decide di non smentire le accuse, presentando invece un esposto alla procura di Roma accusando il quotidiano di De Benedetti di aver pubblicato informazioni riservate e chiedendo ai magistrati di indagare su chi avesse avuto accesso a quei dati per poi passarli al Domani.
A questo punto sono partite le indagini prima della procura di Roma e poi di quella di Perugia, che hanno individuato nella persona di Pasquale Striano, sottotenente della finanza distaccato presso il Gruppo Sos (vedremo tra un attimo di cosa si tratta) presso la Direzione Nazionale antimafia (DNA), la "talpa" responsabile degli accessi incriminati. Striano è stato indagato, insieme a un'altra decina di persone tra cui anche alcuni giornalisti del Domani, per falso, accesso abusivo al sistema informatico e abuso d’ufficio. Secondo quanto emerso durante l'audizione alla CommissioneParlamentare Antimafia del procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone gli accessi di Striano alle banche dati raggiungono numeri enormi. Nel giro di tre anni sarebbero oltre 30mila file scaricati dalla banca dati della Direzione Nazionale Antimafia, avrebbe cercato informazioni su migliaia di cittadini e compiuto più di 4mila accessi alle Sos, le segnalazione di operazioni sospette che gli istituti bancari sono tenuti a inviare nel momento in cui siano osservati movimenti di denaro anomali che si sospetta possano essere frutto di comportamenti illeciti. Una mole talmente grande da far ipotizzare agli inquirenti che Striano non abbia agito da solo. Ad aggravare la situazione il fatto che, stando a quanto riportato dagli inquirenti, nel cellulare di Striano, sequestrato ad inizio indagine, sono state trovate prove che attesterebbero che queste informazioni siano poi state inviate ad alcuni giornalisti. Se dovesse emergere che le ricerche di Striano fossero state avviate su richiesta di questi giornalisti, essi rischierebbero fino a cinque anni di reclusione. Dobbiamo qui ribadire come Striano, in quanto ufficiale di polizia giudiziaria, avrebbe potuto consultare quei filema solo nell’ambito di un’indagine per riciclaggio nell’ambito di organizzazioni mafiose o per terrorismo, cosa che verrebbe da escludere visti i nomi in questione.
Una volta venuta alla luce la vicenda, e soprattutto in considerazione dei nomi “vittima” delle ricerche di Striano, la politica tutta si è unita nel chiedere che si faccia presto chiarezza. Dietro questa richiesta trasversale però si celano atteggiamenti diversi, con la destra che, a partire dalla Premier, ipotizzano un dossieraggio ad personam volto a colpire l’esecutivo, i centristi di Italia Viva e Azione che parlano di un fatto gravissimo su cui si chiede che il governo riferisca in aula e il campo largo PD – M5S che, pur stigmatizzando quanto accaduto e chiedendo che si faccia luce sulla vicenda, criticano il vittimismo della maggioranza.
Luca Bellinzona
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